19 Set Quei ragazzi…
La redazione di ArezzoMeteo ha il piacere e l’onore di annunciare la pubblicazione del libro I ragazzi di Colcitrone, una storia di pace sulla guerra, opera magna di Gianfranco Landini, assiduo autore su ArezzoAstrofili e su ArezzoMeteo, dove è altrimenti conosciuto come Franco l’Ortolano.
Il libro è stato ufficialmente presentato al pubblico il 26 agosto scorso nella storica sede del Quartiere di Porta Crucifera (ovviamente!), durante i festosi ritrovi propiziatori alla Giostra di settembre. Presenti, oltre ad un attento pubblico, l’autore, il Rettore del Quartiere Luca Bichi, la dr.sa Lisa Bidini e il curatore del libro stesso, prof. Giovanni Galli.
Per chi si fosse imperdonabilmente perso l’evento, durante il quale sono stati letti e commentati vari brani tratti dall’opera, niente di meglio che la sintesi del prof. Galli per avere una breve introduzione ai contenuti, ai significati, alle memorie e ai valori sui quali si fonda l’opera:
“Le origini famigliari in un piccolo paese di campagna, la nascita nella periferia, ancora contado, della sua città, dove trascorre l’infanzia, e la crescita da adolescente in un quartiere popolare e singolare hanno fornito a Franco Landini un’infinita risorsa di immagini, simboli, memorie, perfino di archetipi, in una sorta di convivenza tra paesaggio rurale, urbano e paesaggio mentale. L’autore, curiosamente, è come se avesse sempre raccontato l’adolescenza, solo che è un’adolescenza diversa, sostenuto com’è da forte attrazione per la storia.
Il libro intreccia ricordi adolescenziali degli anni vissuti in Colcitrone, memorie familiari e racconti di guerra.
Le pagine su Colcitrone rievocano con garbo e genialità una generazione nata e cresciuta nel secondo dopoguerra in un antico quartiere, con un nobile passato e con palazzi ancora feriti dalla guerra, e recuperano anche frammenti di storia della città nel secolo scorso. Mettono in scena un tipico quartiere che è capace di produrre immagini, spiccioli di fantasticherie, di poesia e di passioni segrete. Che si è costruita una forte identità, custodisce una sua memoria e un suo paesaggio urbano, che non è solo quello fisico, interpretato e rappresentato con gli occhi di un adolescente con le sue vie, piccole piazze e slarghi improvvisi. Qui i ragazzi inventano giochi, si incontrano e scontrano, corrono, si nascondono, improvvisamente riappaiono. Inventano un loro piccolo mondo, che sembra non toccato dal mondo, severo e lontano, degli adulti, immersi nella fatica quotidiana della ricostruzione.
Il protagonista narratore intreccia il racconto vivace dei giochi e delle battaglie adolescenziali della ‘banda’ con il vissuto della propria famiglia e con le esperienze di guerra vera, dolorosa e terribile del padre Gisberto. Che racconta al figlio il passato della famiglia fin dai tempi in cui abitava a Venere e soprattutto i suoi sette anni di guerra e “la prigionia” in Germania. Le pagine fanno rivivere anche figure di donne forti nelle asprezze dei giorni della guerra, come la madre Giuseppina. Prendono vita uomini ‘all’antica’, come il nonno Giovanni, che, portato in città dopo gli anni passati a Venere, è incapace di vivere con le mani in mano e si inventa un mestiere.
Ancor più singolare lo zio Beppino, che dopo pochi giorni di guerra in Africa si accorge come la politica militare del duce sia stata una tragica pagliacciata per l’Italia. Dopo l’8 settembre 1943 si ritira in una casa contadina in Capriola, mentre nei vicini boschi giungono sbandati, ex prigionieri, renitenti alla leva, sfollati, partigiani e anche ‘repubblichini’. Con tutti tratta, tutti aiuta e da tutti prende le distanze. Da qui vede il fumo di Civitella messa a fuoco e distrutta nel giorno della strage dei suoi abitanti. Qui giungono mostruose notizie con i contadini in cerca di salvezza.
Straordinaria la figura di Gisberto, caporal maggiore, che racconta ai suoi anni di guerra: in Africa per costruire l’impero, voluto da Mussolini, con l’aggressione all’Etiopia; di nuovo in Africa con la seconda guerra mondiale, poi in Albania e in Yugoslavia. Dopo l’8 settembre e il rifiuto di aderire alla Repubblica sociale italiana da parte di Gisberto e dei suoi soldati, numerose pagine rievocano il loro disumano viaggio verso la Germania in un carro ferroviario, la prigionia, le baracche nel campo di concentramento, il duro lavoro, la fame, la sporcizia e il freddo terribile di due stagioni invernali. Infine la fuga dal campo insieme a due compagni dopo un bombardamento, la cattura dopo aver vagato per le campagne. Poi una nuova fuga, decisiva, attraverso la Germania distrutta dai bombardamenti, l’arrivo al Brennero, a Verona, a Mantova sino al Po. Sono pagine di intesa drammaticità. La grande storia è ripercorsa attraverso episodi personali, che nella loro apparente irrilevanza sono invece importanti per capire il vissuto dei nostri soldati in guerra.
La narrazione degli anni passati nel quartiere rosso-verde si chiude a inizio degli anni Sessanta con la battaglia dei ‘Pinini’, sulla salita da S. Croce al cimitero. Le due ‘bande’ di ragazzi, dopo tante sfide e invenzioni di giochi, sono giunti alla fine della loro adolescenza, mentre il boom economico annuncia una svolta epocale anche per la città aretina e segna il passaggio alla modernità, con cui i ragazzi di Colcitrone, cessati i loro giochi, si devono confrontare. Si apre una nuova fase storica per la società italiana quando essi vedono finire la loro adolescenza. Con malinconia e preoccupazione l’autore ripensa ai suoi amici ‘dispersi per le stradine e poi per le strade di Arezzo e del mondo, ognuno da solo, a costruire la propria vita’.
Il racconto del libro è un inno all’amicizia, al coraggio, alla voglia di vivere. È anche una recherche: Franco, attraverso la figura del padre, ricerca nel suo passato una identità della propria famiglia con una storia e valori da lasciare in eredità.”
Dalla redazione, vivi complimenti ed auguri al nostro autore, che si impegna coraggiosamente ad autografare una dedica a tutti i soci ed amici di ArezzoMeteo e ArezzoAstrofili che gli presenteranno la propria copia alla prossima riunione sociale.
…Ricordo i due cipressi all’ingresso del campo del Tegliai…
Franco Landini,
I ragazzi di Colcitrone, una storia di pace sulla guerra,
Arezzo, Letizia Editore, 2013, 12€
Redazionale di ArezzoMeteo.com, settembre 2013. Tutti i diritti riservati.