02 Apr Giogana Remix
Questa giogana dell’Appennino conserva l’antica sua chioma ornata di una estesissima faggeta, alla quale subentrano con regolare simmetria per ordine di età coordinate selve di abeto, che i suoi fianchi adornano di perenne verzura.
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Quantunque le due qualità di piante già rammentate siano gli alberi indigeni e primitivi delle nostre montagne, contuttociò pochi gioghi dell’Appennino toscano conservano la loro criniera adorna cotanto come lo è quella di che si discorre. Nella quale, già dissi altrove, esiste la sede più costante e meglio regimentata di estese e grandiose abetine, lo spettacolo della vegetazione più rigogliosa e più imponente che offrir possano i monti toscani.
Questo riporta il nostro noto Dizionario del Repetti (sempre quello all’epoca del granduca) parlando di quella zona di crinale appenninico che va – diciamo – dall’area sopra l’Eremo alle pendici orientali del “tetto”.
Sempre dal Repetti, infatti:
CAMALDOLI (Campus Maldoli) nel Val d’Arno casentinese. Monte, Eremo e Monastero sull’Appennino, detto per antonomasia la Giogana, fra la Falterona e il Bastione, di cui Camaldoli è l’anello, che insieme con loro chiude il Casentino dalla parte di settentrione, che separa le acque dell’Arno da quelle del Savio e del Bidente, la Toscana dall’Umbria e dalla Romagna.
Uno dei punti più eminenti di questa Giogana è il poggio a Scali, dal cui vertice si discerne una gran parte dell’Italia centrale. Esso è quello istesso Appennino segnalato dall’Ariosto, perché
…scuopre il mar Schiavo e il Tosco
Dal giogo onde a Camaldoli si viene.
Quindi per aspro e faticoso calle
si discendea nella profonda valle…
citando appunto (cosa già fatta in passato) un brano dal Canto IV dell’Orlando Furioso (XVI sec.) dove si menziona l’allora possibile percorso di transito dall’attuale Gioghetto nel segmento di pellegrinaggio Lama – Camaldoli.
Un paio di secoli prima del cavalleresco romanzo, il sommo poeta alias ghibellin fuggiasco evocava il Gran Giogo (v. citazione in un “vecchio” articolo sul Pratomagno), locuzione che se da un lato sicuramente individua questa cresta d’Appennino, dall’altra non rende gli studiosi concordi sul relativo dettaglio: chi localizza la citazione sul Falterona, chi sul Poggio Scali, chi, come detto, sul crinale sopra l’Eremo camaldolese, ovvero il Gioghetto o giù di lì.
Torniamo alla nostra giogàna (da giogaja), termine oggi forse un po’ demodé che ha un significato riconducibile a “continuazione della sommità dei monti”, diciamo un percorso di crinale di una catena montuosa omogenea e ben delineata, che separa nettamente due mondi-vallate. Il termine è localmente utilizzato anche per altre realtà, pure toscane, ma, visto l’imprimatur poetico, quella per antonomasia è questa qua, solitamente intesa dalla Calla (passo) fino a Prato alla Penna, luoghi entrambi logisticamente – se pur condizionatamente – raggiungibili in auto.
Invero, un pomposo preludio per una modesta insalata di nostre memorie della zona…
Della Giogana abbiamo discorso anche in passato, e la sua attrattiva non è certo limitata alla scarponatina, tant’è che in giorni festivi di certi periodi, se non si arriva presto, parcheggiare con dignità può diventare un’impresa… Il fatto poi che la dignità sia ormai qualità praticamente estinta è altro discorso.
…dai nebbiosi contrasti di freddi e caldi colori di mezza stagione agli acquitrini della Fonte del Porcareccio, dalla scrofo-fanghiglia delle 3 Fonti (La Scossa) ai nebbiosi silenzi del primissimo nuovo giorno…
Questo percorso di crinale appenninico (sentiero dalla Calla al Porcareccio, poi stradello) è rubricato, oltre che CAI 00, anche come GEA, Sentiero Italia, Alta Via dei Parchi e Sentiero delle Foreste Sacre. Una vera arteria…
… dai contorti faggi esposti sul ciglio di tramontana alle doline e fratture attorno al Poggione e Pian Tombesi, preludio di ulteriori cedimenti nel dirupato e instabile lato romagnolo… in tempi geologici, ovvio…
… ai terrazzini panoramici su Sasso Fratino e San Paolo in Alpe, allo strapiombo del Canale del Pentolino (quasi come quello del Penna romagnolo… terrà lo scricchiolante ramo sul baratro?), alla inconfondibile sagoma dell’invaso di Ridracoli (da certi punti si apprezzano contemporaneamente anche le propaggini di afflusso del Molinuzzo e della Sega)… siamo ormai a un passo dal top point…
Sempre laggiù sotto, un rifugino che visiteremo tra poco.
Poggio Scali, che richiede un piccolo colpo di reni per gustarsi la sua erbosa cima, rende degno e riassuntivo panorama verso i quadranti occidentali mentre per il resto la vegetazione occlude assai il paesaggio prossimo. Poco importa, qui ci sono molti altri dettagli e passatempi, comprese osservazioni floreali, pisolini e abbronzature…
La Madonnina alla Calla, i friabili tetti marnosi tipici del versante romagnolo e un suggestivo albeggio primaverile nella zona del Gioghetto, non lontano da dove si stacca il mitico 229-Acuti.
Può capitare che mentre ci si bea sull’erba dello Scali, si vedano strani e variopinti UFO svolazzare là a 5 km, giusto sopra la Burraia. Binocolo alla mano, gli UFO assumono forme meno minacciose e la curiosità monta, per cui gambe in spalla per vedere lo show da vicino…
Si trattava proprio del 1° Raduno Aquilonistico, organizzato da Pro Loco Corniolo – Campigna e in ambito PFC, con base e panoplia presso il rifugio Città di Forlì. Ma guarda che fortunata combinazione!
Anche in estate può sempre capitare, specialmente di prima mattina, si può essere vittime di condensazioni inopportune. Beh, non ci si godrà il paesaggio o i colori, ma le sensazioni sono conturbanti: fermandosi ad ascoltare la foresta se ne percepiranno i soffici vagiti e, dopo aver lasciato adattare l’orecchio, questi diverranno quasi frastuono selvatico… e se non si fa troppa caciara non è raro imbattersi in indigeni quadrupedi. D’altronde, qui siamo noi gli intrusi.
Una divagazione della zona (ce ne sono a iosa, segnate o meno) è la strada delle Cullacce, da cui si stacca un sentierino verso valle che passa per il minuscolo ma accogliente Rifugio Ballatoio.
Risalendo seguendo l’anello che riporta a Campigna (CAI 243) si passa per Villaneta, una struttura per ritrovi e comunità dove ci si può anche abbeverare. Da diversi punti si può apprezzare la scoscesa panoramica romagnola della benamata Giogana che qua sopra costituisce l’oasi interdetta di Sasso Fratino.
Lungo il divertente sentiero, si transita tra l’altro su un caruccio ponticello sullo scrosciante ramo del Bidente di Campigna che proviene proprio dalle cascatelle a inizio Cullacce.
La consueta mitragliata di flora locale (assai povera per l’occasione!). Nell’ultima striscia: strani animali che si arrampicano su per i tronchi, altrettanto strani missili che spuntano dal fogliame e un curioso mollusco nel muschio… residuo del pleistocene o simbolo riecheggiante quel di Santiago?
Da Poggio Scali verso il “tetto”, con quest’ultimo parzialmente occultato da Poggione e Pian Tombesi, e del quale vengono marcate alcune note skyline.
Per relativi paesaggi nevosi si vedano i diversi articoli di Simone.