Da Fontebona a Campo Amabile

L’area di Camaldoli è stra-nota e stra-frequentata, per motivi religiosi, paesaggistici, letterari, storici, naturalistici, parafarmaceutici, botanici, climatici o culinari… (ne manca qualcuno?) e non avrebbe certo necessità di ulteriori, banali e noiose descrizioni, per cui un misero articoletto su tematiche alla nostra portata potrebbe inevitabilmente cadere nel rifritto e destare nessun interesse.

Però… a giudicare da frequentazioni e affollamenti, se prendiamo a soggetto i diversi cammini scarponatorii non asfaltati tra i due poli, quello cenobitico e quello eremitico, forse un po’ di dignitoso spazio si può ancora trovare.

 

Il cammino centrale notorio…

da Fontebona a Campo Amabileda Fontebona a Campo Amabile

Il più frequentato (e breve) è inevitabilmente il CAI 68, che segue o taglia l’asfalto della “corta”, toccando punti pregnanti del contesto sacro, storico e ambientale. Del suo percorso in periodo assai imbiancato abbiamo parlato in occasione della scarponata del millenario, quando però, per evidenti contingenze, saltammo le scorciatoie pedonali più infide, come l’arrampicatina che taglia il tornante della Fontana di Maurizio. Eventualmente, qui c’è anche una pista più dolce, intermedia tra quella segnata e l’asfalto, utile specialmente in discesa.
Al segnale di clausura (che oggigiorno ha fortunatamente perso gli originari dettati), dove il sentiero imbocca l’ascesa verso il laghetto Traversari, troviamo pure abeti bianchi tosti e ultrasecolari.
Questo percorso è battutissimo, tocca cappelle e residui storici e, se anche qualche segno biancorosso è sbiadito, difficile sbagliare.

 

… e quello obliato

da Fontebona a Campo Amabile

Ora, accade che dal rif. 1 (in calce) si trovi narrazione di un ulteriore sentiero, pure esso di radice storica, che si “stacca” dal percorso convenzionale alla Fontana Curvone, in corrispondenza di annesso spiazzo, e va poi a risalire lungo l’argine destro del Fosso di Camaldoli, ovvero la sponda opposta a quanto comunemente calpestato. Nessuna e poi nessuna carta, né PFC né CTR né OSM, riportano a nostra conoscenza la benché minima menzione della cosa. Eppure, lì nella radura, già area di sosta e dove la fontana è ormai imbullonata, troviamo un gustoso ponticello targato CFS 2011…

 

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Il cammino inizia nel migliore dei modi, su impennata mulattiera che rivela un fondo a massicciata d’altri tempi e poi su stimolante mensolina a picco sul rumoreggiante Fosso. Man mano che Fosso e sentiero tendono successivamente a livellarsi, dopo uno stramazzo artificiale, iniziano i sintomi nefasti: frane, crolli, massi, arbusti, tronchi e ramaglia… Più che scomparsa del sentiero diciamo che si è persa ogni ragionevole via di passaggio! Per intenderci, siamo grossomodo alla stessa latitudine delle Tre Croci. Occorrerà divagare, inventandosi un percorso che non lasci lutti, anche camminando sugli stessi sassi del corso d’acqua (grazie, Goretex!) e pure sfruttando temporaneamente l’altro argine … Certo, il contorno selvaggio e relativamente apocalittico ha il suo fascino, ma dopo qualche scorticata la tentazione del dietrofront si fa sentire!

 

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Il tracking GPS sentenzierà una linea d’aria di duecento metri di passione, poi finalmente tutto si ricompone in ariosa valletta, col Fosso che scorre placido e amico. Poco sopra, sulla sinistra, l’asfalto della “lunga” (sp69). Più avanti, un ponticello gemello del precedente permette il riattraversamento del Fosso e il sentiero prende decisamente a salire verso l’Eremo che sappiamo ormai essere poco sopra. Dopo aver notato piantagioni di faggi i cui nudi fusti ben rendono il vernacolare concetto di fittumaio, si sbuca alfine alla pseudo-rotondina del piazzale esterno dell’Eremo.
Viene da pensare che c’era stata una lodevole iniziativa di aprire (o forse riaprire) un altro passaggio ma la natura non era d’accordo. Ma ovviamente c’è anche il caso che siamo stati incapaci di trovare il giusto varco…

 

Il cammino orientale

Aldilà del ponte stradale sul Fosso di Camaldoli, quello sulla chiusa al monastero, vicino alla capannina-WC, il CAI 72 inizia ad arrampicarsi senza troppa cortesia per raggiungere il rifugio Cotozzo, quasi 300 m sopra il citato ponte.

 

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Dopo aver doverosamente ripreso fiato, si prosegue a nord sul comodo vialetto praticamente livellato, che è poi il CAI 70, circondati da fantastica foresta e fino alla Fontana Duchessa, attraentemente caratterizzata dal trogolo ligneo a pro di utenti quadrupedi (no, il bicchiere non fa parte della dotazione locale!). Da qui partono piste selvagge verso valle che portano tra l’altro alla Fontana Maurizio e al laghetto Traversari. Continuando sul 70, si arriva alla Fornacina, incrociando la sp124 che sale a Prato alla Penna e che per l’occasione prendiamo in discesa.

 

Il cammino occidentale

Dal Miraglia (di cui riparleremo poi), proseguendo verso ovest via CAI 72 o SN che si voglia fino ad attraversare la solita “lunga” e in corrispondenza di un imposto, ci si inerpica quindi verso il Casotto Secchieta. La tabella CAI di invito è assai ottimista, dato che la distanza è quasi doppia di quanto indicato e nel contempo ci si eleva di quasi 200m!

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Poco dopo aver lasciato il CAI 72 per il 74A, lo scenario del minuto ma accogliente casotto Secchieta (datato 1975) all’ombra della colonnare foresta è assai piacevole.
Proseguendo verso nord si va a percorrere il bel vialetto di crinale del Poggio Muschioso (quota 1270; alcune carte lo piazzano più a sud e a minor quota) delineato da faggi a volte vistosamente asimmetrici.
Per chi vuole, tra la sp69 e questo crinale ci sono dei sentieri wild di mezzacosta, alcuni convergenti verso il Casotto Braga.

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Quando il nostro sentiero inizia a piegare decisamente verso W è l’ora di imboccare il derivante CAI 74 verso E, scendendo lungo il Fosso della Bernardina fino ad uscire sulla solita sp69 accanto al ponte Prato al Fiume, dove la stessa Bernardina va a confluire sul Camaldoli. Da qui, il 74 coincide con l’asfalto della provinciale, transitando quindi sopra la spesso ignorata e un po’ malridotta Fontana Bista.

da Fontebona a Campo AmabileUna variante allungata prevede continuazione sull’incrociante CAI 74 verso W, uscendo sulla sp72 presso Croce Gaggi per poi transitare per l’area attrezzata di Battilocchio e magari sfruttare la sottostante Fonte del Coleottero. Però, a meno che non si faccia il lungo giro dal crinale risalendo una delle Vie dei Legni, tocca fare qualche chilometro d’asfalto.

 

… in loco qui dicitur Campo Malduli…

Alla meta di Campo Amabile, o Campo Malduli o l’oggidì Eremo, per l’uno o l’altro percorso, e che troviamo nel suo look rinascimentale. E lasciateci dire che luoghi come questo andrebbero assaporati nella loro esclusiva immersione della natura che li circonda, nel pacifico silenzio che accolse Romualdo e i suoi cinque discepoli e per cui vi fece la sua scelta, con conseguente riflesso sul nome stesso dell’Ordine. E non con chiassosa cornice di SUV sfoggiati per l’occasione.
Perdonate un incontrollabile nostro piccolo impulso di misantropia…

da Fontebona a Campo Amabile

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Se poi c’è un pizzico di bianco, solo un pizzico rispetto alla situazione del citato precedente episodio, non è che il quadretto ci perda di fascino, anzi!

da Fontebona a Campo Amabileda Fontebona a Campo Amabile

 

I Sentieri Natura

SNA

Un visibile tabellone presso la casa forestale delinea un anello che costituisce il Sentiero Natura “Alberi e Bosco” del Parco. Nel disegno, l’aderenza topografica del percorso, già pure esposto con l’asse nord-sud coricato, è assai vaga e inoltre manca la relativa legenda per cui o si acquista il relativo flyer o ci si munisce della specifica app (ne avevamo parlato qua). Oltre al percorso canonico, comunque, ci si troverà in presenza, immediatamente a ovest del monastero, di un reticolo di sentieri, tra cui il già mensionato CAI 72, non tutti adeguatamente segnati.
Note perle del percorso sono l’esotico e centocinquantenario cedro dell’atlantico, con tanto di tavolino di contemplazione e, all’estremo sud dell’anello, quasi al bordo dell’insediamento di Metaleto, il famoso castagno Miraglia.

 

da Fontebona a Campo Amabile

Il patriarca dei castagni, col nome dicesi proveniente dal casato di un alto funzionario ministeriale dell’800 e profferito in onore della di cui moglie. E intorno si notano resti di altri castagni di dimensioni ragguardevoli. Altri dettagli qua, by Simone.
Quando eravamo ragazzotti, questa era area di refrigerio estivo e picnic. I tavolini si portavano ma il Miraglia ne era già dotato al suo interno(!) e di prima mattina era gara in stile fantozziano per guadagnarsi tale ambita posizione. Da notare che la relativa pagina Wikipedia cita fonte storica di età assai al ribasso rispetto quella formalmente considerata, che si sta avviando verso il mezzo millennio. Una vita considerevole per un castagno ma tenete presente che già nel grossetano, giusto per rimanere toscani, c’è un ulivo della strega che è stimato in tremilacinquecento (in lettere, casomai si pensasse ad un errore di stumpa) primavere! Si tratta probabilmente del record europeo.
A proposito: il sito degli alberi monumentali nel parco (“Lunaboscosa”) ha oggi perso gli overlay di dettaglio rispetto alla citazione in una puntata della serie dedicata allo scarponatore tecnosupportato. Peccato! Però almeno la relativa scheda è completa anche di geolocalizzazione. Non così sembra per le schede raccolte dalla regione, almeno nella loro veste accessibile in rete, che sta ottemperando ad una recente legislazione in merito proprio agli alberi monumentali.

 

da Fontebona a Campo Amabile

Il casotto Braga, datato 1905, lungo la “lunga”. All’epoca della sua costruzione, probabilmente strada e transiti avevano ben altra connotazione e un riparo anche di fortuna poteva avere valenze assai oltre il mero diporto montano. Oggidì, visti anche gli andamenti del livello di civiltà, la posizione non è che ne favorisca il mantenimento di un decoro interno.
Immediatamente adiacente, un’antenna verso nord dei sentieri natura (che la carta ufficiale PNFCMF&C ed. 5 marca come CAI 68). La “cascata tricolore”, invece, è ben evidente (se scorre acqua), lungo la dritta e sassosa rampa del nominato SN che parte accanto alla casa forestale, come una divaricazione del già citato CAI 68.
L’ultimo fotogramma è una panoramica in verticale che vorrebbe rendere, senza ovviamente riuscirci, le sensazioni del trovarsi in una selva di abeti colonnari.

 

da Fontebona a Campo Amabileda Fontebona a Campo Amabileda Fontebona a Campo Amabile

Qui la libera natura si manifesta in tutte le sue forme e di solito basta guardarsi attorno (o dove si mettono i piedi) per averne continua evidenza. Lungo la salita del 72 verso il rifugio Secchieta, “sorpassiamo” una salamandra pezzata che certo non ha ritmi di avanzamento da capogiro. Ma non sarà troppo fuori zona umida? E lungo uno dei SN capita pure che un branco di daini si mostri più incuriosito che schivo, mettendosi pure in bella posa per le foto ricordo…

 

da Fontebona a Campo Amabile

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Quando un albero di cospicua stazza si schianta alla base in questo modo, non dev’essere gradevole trovarsi nei paraggi… Seguono due cartelli d’epoca.

da Fontebona a Campo Amabile

Chiudiamo con un paio di curiosità: cartoline anch’esse d’epoca (col laghetto Traversari promosso a stazione climatica!) e l’informazione che, non lontano dalla californiana Monterey di zorresca memoria, si trova il Nuovo Eremo di Camaldoli…

 

Saluti a tutti da Carlo e Gianfranco

 

Riferimenti:

  1. F. Pasetto: Itinerari Casentinesi alle quote collinari e in bassa montagna, AG Cianferoni; il percorso in questione è riportato anche qui;
  2. Alberi e arbusti di notevole interesse nella provincia di Arezzo (Provincia di Arezzo, CFS Arezzo, 1990);
  3. Wikipedia (it) alla voce Castagno Miraglia;
  4. www.camaldolicultura.it