02 Ott Storia di un macigno – The history of a boulder
Era lì da un milioncino d’anni, nato dalla violenza di un’eruzione, coccolato dalla risacca ma anche sballottato e rimodellato dalla furia delle mareggiate del Mar dei Coralli, assieme alla distesa di fratelli minori di medesima natura basaltica che formano la strana spiaggia tra Burnett Heads e Mon Repos, qualche chilometro a NE della cittadina di Bundaberg, ben differente dai sabbiosi litorali attorno, non a caso parte del Great Sandy Marine Park. Nell’estate australe, la zona diviene una immensa nursery di tartarughe marine. Siamo quasi sulla estrema propaggine orientale dell’Australia continentale e il soggetto in questione è un macigno che in breve troverà nuova casa agli antipodi.
Dopo i fatti dello scorso anno, ben riportati su queste pagine (qui l’ultimo post, al quale si rimanda per ogni necessario prequel) e il gran finale di quest’anno (annunciato sempre su queste pagine e riportato – bontà loro – anche dalle cronache locali, oltre il gran battage su stampa anglosassone), vogliamo soffermarci un attimo su quello che sicuramente è un protagonista.
La volontà di marcare in modo adeguato il crash e il death site, anche quali parti fondanti del Hinkler Ring, è stata sentita e considerata sin dagli albori dell’iniziativa. La questione era pressante specialmente per il secondo luogo, per ovvi motivi, anche se al tempo non ancora adeguatamente re-individuato. Ma i fattori da considerare erano diversi e tormentati, come si può notare nello stralcio a sinistra (email del sottoscritto, febbraio 2014). Tra varie alternative plausibili, la svolta significativa si ha nella missiva di Kevin al sindaco di Bundaberg, dove si riporta la proposta di Lex Rowland (ingegnere, artefice del Hinkler House Memorial Museum realizzato col trasferimento in loco della magione inglese di Bert) circa la pregnante rappresentatività di uno dei massi tipici della spiaggia di Mon Repos, dove nel 1921 Bert compì i suoi primi esperimenti con veleggiatori autocostruiti. L’inizio e la fine, l’A-Ω, la chiusura del circolo. L’idea trova immediato e unanime consenso.
La croce di legno provvisoria, la cui foto è andata sui maggiori quotidiani del Queensland e innumerevoli notiziari web, ha svolto benissimo il suo annuale compito, sotto tutti gli aspetti, simbolici o meno. Ma quel legno purtroppo non poteva fronteggiare a lungo la locale natura.
Ai primi di ottobre 2014, Cesare, figlio del noto Giocondo dell’omonimo Chalet-Ristorante nonché attore coinvolto sin dalle origini della ventura, prende un po’ di misure assieme al padre, in modo da valutare spazi, ingombri, manovre e relativi vincoli logistici.
Nello stesso periodo, al lato opposto del globo, cominciano a tessersi le tele formali necessarie per i progetti 2015, che vedono coinvolti enti e dipendenze che vanno dal locale Bundaberg Regional Council, al governo dello stato del Queensland a quello nazionale australiano. Materie ai primi posti, l’accesso ai finanziamenti e i permessi per la rimozione del boulder.
A novembre, grazie anche all’incessante attività di Kevin, Toll Global Forwarding, un colosso della logistica mondiale con oltre 5 mld€ di fatturato annuo e con origini australiane, offre il trasporto gratuito point-to-point del pesante ma anche delicato articolo. L’impatto della notizia sui media locali, nonché sul consenso degli enti pubblici coinvolti, è fenomenale.
A dicembre, ovvero l’estate locale, iniziano le indagini geologiche ed “estetiche” per trovare il macigno adatto in termini di forma, proporzioni, dimensioni, integrità, accessibilità e rappresentatività. A metà mese, la convergenza sul nostro sasso là sul bagnasciuga è ormai consolidata.
Si mette quindi in moto la macchina per i formalismi e le concessioni, dato che tutta l’area è protettissima. Qui sopra, oltre ad una mappina turistica della zona, la richiesta inoltrata in pieno periodo prenatalizio da parte del sindaco Mal Forman allo specifico dipartimento statale per la preservazione di parchi e altre attività, con annessa localizzazione. Tutto lo stato è già “in moto” sull’argomento e la risposta non si fa attendere troppo.
La data fissata per la rimozione è, guarda caso, il 7 gennaio 2015. Ottantadue anni esatti dall’impatto di Bert sul Pratomagno. Anche l’orario viene opportunamente scelto, dato che qui l’alta marea avrebbe vanificato ogni tentativo.
E così, con un evento cui verrà dato ampio risalto mediatico e che vede presenti personalità pubbliche locali, statali e nazionali, quei 1410 kg si staccano per la prima volta dal suolo “natio” ad opera di risorse proprie BRC. [fotogrammi: Win News]
Appena lasciata la spiaggia ed entrato nell’area normalmente transitabile, il boulder fa una sosta per i dovuti cerimoniali. Con qualche difficoltà, dato il vento sferzante, Kevin terrà uno dei suoi soliti, accalorati e coinvolgenti discorsi. Seguono poi numerose le pose fotografiche a ricordo di un evento importante e pressoché unico nel suo genere. Lex Rowland: “Ora Bert si sentirà un po’ a casa”. [foto: BRC, Toll]
Dopo i rituali, il bruno masso viene re-imbracato e “consegnato” a Toll, che provvede a opportuno incassettamento pallettizzato e caricamento su trasporto stradale con destinazione Brisbane. Un doveroso tributo a Toll GF per lo splendido lavoro e che sarà ancora nulla rispetto a quello che seguirà. Riportato in immagine anche l’appello con cui il BRC, oltre alle altre personalità di rilievo, invita ufficialmente Kevin a presenziare l’evento. [foto: BRC, Win News, Toll]
Dal giorno successivo, a Brisbane, il roccione viene sottoposto a lungo e scrupoloso processo di ispezione, scrostatura, pulizia e fumigazione (ovvero disinfezione e disinfestazione) sotto attenta supervisione di un inviato del governo del Queensland. Oltre un mese dopo – finalmente! – Toll conferma: the boulder is on water! Il masso inizia così la sua avventura oceanica nella stiva della nave ER New York, con destinazione Singapore. Farà il viaggio in buona compagnia di un’elica di velivolo Cessna 172, di poco meno di due metri, completamente riverniciata e donata dal Royal Queensland Aero Club a simbolo del Hinkler Ring.
Il tragitto viene seguito in tempo reale e sempre in tempo reale c’è preoccupazione per il ciclone Marcia (cat. 5, il massimo) che imperversa da quelle parti! Si veda sopra ad esempio, oltre allo “storico” documento di viaggio, cosa era successo qualche giorno prima alla stessa nave… E difatti, la costa orientale australiana subirà ingenti danni la cui cronaca arriverà anche sui nostri media.
Da questa parte boreale, intanto, il 27 gennaio si era tenuto il primo meeting in Provincia. Tra diverse incertezze, immancabili differenze di vedute e diversi timori sulle reali risorse finanziarie, i Servizi Tecnici della stessa Provincia iniziano ad elaborare un progetto di riferimento del memoriale, guida necessaria sulla quale far poi convergere e combaciare tutti gli elementi che lo compongono. Il supporto operativo verrà anche dalle Unioni dei Comuni interessate. Alla fine, per diversi motivi, saranno necessarie quattro release del documento (oltre a molti altri incontri, telefonate a iosa e un migliaio di email…). Neanche male, viste le diversità di visione, di cultura, di linguaggio, di propositi nonché carenza di risorse e relativa situazione di contorno (che definire fluida è un grosso eufemismo…).
Il 28 marzo, la nave MSC Beatrice, che a Singapore era subentrata alla precedente, attracca a Genova. Nel frattempo, frenetiche comunicazioni (che coinvolgono anche l’ambasciata australiana) cercano di preparare il terreno alle prevedibili grane doganali… “Che c’è lì dentro?” “Nulla, sa, un sassuccio da una tonnellata e mezza e un’elica d’aereo”… Provateci, vedete che ridere! Anche solo dichiarare il valore commerciale del sasso diventa un terno al lotto.
Il primo aprile (!) Toll comunica ufficialmente che i pacchi sono finalmente customs cleared e in viaggio per il centro smistamento Toll di Milano. [foto: Toll]
I pacchi sono ora a magazzino a Milano, in attesa di essere caricati per la loro destinazione quasi-finale, ovvero la bottega di Roberto, lo scalpellino artistico di Strada che, con la sua esperienza professionale, supporterà le decisioni di lavorazione del masso e provvederà alla loro esecuzione. Quell’autocarro appena caricato (si intravede il prezioso cassone giù in fondo, assieme all’inseparabile elica) sarà dunque a breve ai piedi del Pratomagno… [foto: Toll]
8 aprile, poco dopo l’ora canonica di pranzo: il boulder tocca il suolo aretino! Per fortuna Roberto è dotato di robusto montacarichi! Le fasce di sollevamento sono sempre quelle australiane che lo hanno sottratto al luogo natio e non hanno ancora terminato il loro compito [foto: Cesare & autore]
Nei giorni immediatamente seguenti si assiste a diversi e immancabili pellegrinaggi per vedere e toccare la specialità esotica, anche al fine di collimare la sua lavorazione in funzione delle reali possibilità offerte per lo spettante adornamento (che man mano si finalizza ma anche prolifera quasi in modo preoccupante!).
Al centro, il primo colpo di scalpello inflitto al sasso, giusto per saggiarne le caratteristiche fisiche. Roberto sentenzierà: ”È duro! Non è proprio granito, ma è duro!”. Per poter rendere un quadro completo delle possibilità, si valuta anche il miglior abbinamento cromatico e meccanico con i possibili materiali di adornamento (in foto, prove di accostamento con bronzo e acciaio spazzolato).
Terminiamo qui questa parte di prequel-the-making-of-dietro-le-quinte-behind-the-scenes, col bruno sasso che ha ormai percorso i suoi 16mila km di viaggio e si appresta al suo nuovo ruolo. Se non vi tedia, seguiremo tra un po’ con una seconda parte, con le vicende finali del sasso nella realizzazione del monumento memoriale dedicato a Bert Hinkler inaugurato il 2 agosto scorso.