Dove gli alberi toccano il cielo (e dintorni)

Alberi che toccano il cielo

Una scarponata tranquilla e rilassante per assaporare la rinomata foresta di Campigna, su percorsi dove la biodiversità forestale raggiunge livelli enciclopedici, grazie all’opera dell’uomo (quello buono) e alle caratteristiche climatiche del versante. Una “scampignata”, insomma…
Foto di apertura dedicata al gattino, con collarino giallo fluo, che ci ha fedelmente accompagnato per buona parte del cammino in una delle sortite sul sentiero delle Cullacce, cosa alla quale è probabilmente abituato.

 

Alberi che toccano il cielo

Partiti dal bar-ristorante Scoiattolo, base strategica per diversi motivi, si trova di lì a poco la vasca di imbrigliamento del Fosso dell’Abetio, futuro Bidente di Campigna (come tra l’altro tutti gli altri corsi della zona), che viene giù dal Sodo de’ Conti.
Lasciamo quindi la sterrata, che costituirà percorso di ritorno, inerpicandoci sul CAI 247 che forma un delizioso passaggio a “U”, con tratto aereo su vasca e cascatella del Fosso.

 

 

Alberi che toccano il cielo

Il sentiero, al solito circondato dalle ben note coreografie di slanciate abetine e ariose faggete, dopo un po’ e a tratti prende forma di stradello lastricato dai sinuosi tornanti, segno inconfondibile di manifatture d’altri tempi. In parte con tracciato planimetrico affiancato all’asfalto (ss/sp310), vi apre un varco alla Borniola dopodiché se ne distacca nuovamente per un altro drastico taglio di tornantone su Croce Piccino. Vi sboccherà definitivamente in prossimità della Calla.

 

 

Alberi che toccano il cielo

La massicciata pare fu realizzata da Karl Siemon, il noto boemo artefice del Parco così come sostanzialmente lo godiamo adesso, durante il granducato Asburgo-Lorena. Leopoldo II era infatti era assiduo nell’edificio cinquecentesco (oggi albergo con evidente nome in tema) dove amava villeggiare, cosa che per i nobili del tempo equivaleva porvi propria residenza di caccia.

 

Alberi che toccano il cielo

Traversato l’asfalto, giusto per togliersi dal traffico è comunque possibile utilizzare la pista-bretellina che congiunge con la strada della Burraia/Piancancelli (sp94). Lo scarponatore odia camminare sull’asfalto, per principio e anche perché consuma terribilmente il Vibram…
E siamo così al Passo.

 

Alberi che toccano il cielo

 

Alberi che toccano il cielo

Qui si prende a oriente il CAI241, destinazione “Strada delle Cullacce”, poco prima del molto più battuto ed evidente GEA/00 per Poggio Scali/Camaldoli.
Subito si entra in piacevole faggeta, contorta in prossimità del crinale, colonnare più in basso, tanto colonnare che gli smilzi fusti sembrano aver giocato al domino… Fa impressione vedere la linea di alberi stramazzati uno sull’altro. Evento naturale oppure?

 

Alberi che toccano il cielo

Alberi che toccano il cielo

Il sentiero, generalmente in gradevole discesa, continua a presentare scenari e andamenti a prova di noia. La biodiversità comincia a farsi notare e un minimo di storia del posto porta a conoscenza di come qui vi fossero aree carbonili.
Lo stretto passaggio a fianco dei megaliti di arenaria è fenomenale! Non è usuale dalle nostre parti toccare con mano dei monoliti di questa stazza. E così levigati! Non ditelo però ai writers, che ci vedrebbero solo un super-lavagnone…
Lassù sopra, sull’impervio versante, il solito spettacolo dei faggi abbarbicati alla roccia e che sembrano star su per mircolo.
Tra i vari attraversamenti di fossi, che incroceremo nuovamente più sotto benché su contesti più confortevoli, spicca l’imponente convergenza di due rami del Fosso della Ruota, con pendenze e mensoloni che lasciano presagire come qui, al disgelo, butti forte!

 

Alberi che toccano il cielo

Dopo ulteriori superformicai vesuviformi (v. seguito), si sbocca sulla Strada delle Cullacce. Proseguendo verso E si giunge in breve alla Fonte del Raggio dove si approfitta anche del tavolo (qualcuno qua e là su questo percorso stradale) per addentare un biscotto e, per l’occasione, si esibisce l’alta uniforme da parata…

 

Alberi che toccano il cielo

Il percorso Campigna-Cullacce è stato riattrezzato e inaugurato nel 2012 come “sentiero didattico-informativo” battezzato Alberi che toccano il cielo.
Segnato MTB20 (stranamente non troviamo più segnavia recanti CAI245), è lungo circa 5 km scanditi da cippi ben riconoscibili lungo lo zigzagare, praticamente a livella, su speroni e impluvi della mezzacosta. Ancor più che lungo il 247, ben visibili inoltre le indenni opere civili d’altri tempi di sostegno del piano stradale e consolidamento delle scarpate. Conta innesti del CAI241, dal quale appunto arriviamo, e CAI243 (rif. Ballatoio, uno splendido percorso che richiude sempre su Campigna ma più a valle).
A parte la riqualificazione di alcuni punti specifici, gli interventi mirati sono sostanzialmente costituiti da leggii lignei esplicativi nei punti topici.
A memoria, nel punto dove vi è evidentemente avvenuto un recente smottamento, vicino alla Fonte del Raggio (v. primo fotogramma sopra), c’era un anonimo capannino-rifugio…

 

Alberi che toccano il cielo

Alle Cullacce, la sterrata inizia a diventare pista infrascata che comunque poco dopo trova gli altolà-keep out del santuario naturalistico di Sasso Fratino, per cui o si scende a valle su sconsigliabili passaggi non segnati o si fa dietrofront.
A fine estate, quando ormai le colorate infiorescenze tendono a rarefarsi, immancabilmente colpisce il rosso vivo dei copiosi grappoli di frutti maturi del… beh, grazie ai pannelli informativi, ora sappiamo che è il sorbo degli uccellatori, di cui alcuni esemplari ci avevano incuriosito sin dal mattino, quando ancora in trasferimento sulla provinciale verso il valico. Il forte contrasto vermiglio-verde, su chiome di quelle dimensioni, è fenomenale.

 

Alberi che toccano il cielo

A prima vista sembra una delle solite piste abituali di fauna locale… poi l’osservazione attenta fa notare il brulichio di imenotteri terragnoli che giustappunto rappresentano una delle particolarità dell’area. Milioni di andirivieni di formiche “rufa” (rosse nel torso e belle cicciotte) hanno visibilmente marcato un vero sentiero e lì attorno occorre magari guardare dove mettere i piedi per evitare stragi inopportune.

 

Alberi che toccano il cielo

I nidi sono dei coni di aghi di conifera di dimensioni impressionanti per le nostre zone. Agli attempatelli come noi viene in mente un cult di fantascienza degli anni ‘70, Fase IV, e un incontrollabile brivido corre giù sul dorso…
Facezie a parte, la formica rufa è specie introdotta ad arte per combattere alcuni coleotteri e parassiti dannosi per le conifere e non solo, per cui è protetta (e, di nuovo, occhio a dove si mettono i piedi!).

 

Alberi che toccano il cielo

La considerevole biodiversità forestale propone, su ulteriore sortita novembrina, una ricca policromia di colori autunnali, peccato solo per l’ombra perenne del versante che spesso ne smorza la vividezza. Scroscianti cascatelle, generalmente a secco in estate, completano l’incantevole quadretto.

Alberi che toccano il cielo

 

Alberi che toccano il cielo

Uno dei punti d’attrazione, non solo per l’attinenza spirituale, è la Madonnina (con gattino visibile a piè di scala, indeciso se seguire Franco fin lassù o meno…).
Data la pendenza del versante, i frequenti fossi che piovono giù dal crinale, come il menzionato Fosso della Ruota, formano cascatone a mensola che ricordano molto, in stile e dimensioni, quelle degli Scalandrini.
Da un punto di vista naturistico, oltre a costituire naturale prosecuzione della Passeggiata del Granduca, il Sentiero delle Cullacce si aggiunge al noto e documentato Sentiero Natura che sempre da Campigna percorre un anellino verso NW.

 

Alberi che toccano il cielo

Alberi che toccano il cielo

Volendo, una volta alla Calla, si potrebbe anche essere tentati da una puntatina in direzione del “tetto”, improvvisando qualche chilometro aggiuntivo di brughiera giusto per amor di scarponata (‘ndù s’arìva, s’arìva!).
Nella nostra circostanza, si trae scusa da una vecchia conoscenza di Franco, guardacaso attuale gestore del rifugione CAI Città di Forlì (quota 1452, anno d’origine 1974, per i pellegrini raggiungibile solo a fettoni). Se poi ci scappa pure uno strudel caldo per merendina, beh…

Alberi che toccano il cielo

Alberi che toccano il cielo

“Rincuorati” dallo strudel, proseguiamo verso il pratoso crinale della Burraia e poi lo seguiamo verso la SRI. Il tempo sta cambiando rapidamente e il crinale è ora sferzato da un gelido vento. E se Franco si mette la camicia vuol dire che il windchill è allarmante!
Franco, inoltre, è un meticoloso verniciasentieri (ricordate le vicende sul
42/A?) e si mette disperato le mani sui capelli ogniqualvolta incontra bandierine biancorosse che non rispettano posizioni/dimensioni canoniche o – peggio – l’ordine dei colori!

Alberi che toccano il cielo

Va bene, abbiamo dato, è ora di rientrare, sperando che nel frattempo il contenuto di quelle cupe nubi che già avvolgono Poggio Scali e Pian Tombesi rimanga lassù…

 

Alberi che toccano il cielo

 

Alcuni riferimenti:

  • una interessante sintesi sulla formica rufa nel PNFCMF&C
  • PNFCMF&C, MinAmbiente: Carta della vegetazione e itinerari botanici (1:50k), SELCA
  • Bassi, Agostini: A piedi nel Parco, PNFCMF&C – ComunicAzione

Saluti a tutti da Carlo Palazzini e Gianfranco Landini (guest star: Franco)